Quando un paziente si presenta in studio la prima domanda che gli si fa è “Cosa c’è che non va?”. Il paziente racconta allora quale sia il motivo che lo ha spinto a rivolgersi ad uno specialista, mostra gli esami che ha effettuato e il motivo di invio all’Osteopata. Inquadrato il motivo di consulto vengono poi chieste al paziente altre informazioni sul suo stato di salute generale, talvolta altri disturbi possono interagire con il problema principale ed eventuali assunzioni di farmaci possono interagire con la percezione e l’andamento del problema stesso.
Risulta quindi fondamentale avere un quadro il più completo possibile del paziente che si presenta in studio.
Questo elemento è però fondamentale non solo in sede di prima visita ma anche nelle sedute successive, ed anche quando a distanza dalla conclusione del piano terapeutico, il paziente si presenta per un semplice controllo. Ogni tipo di attività fisica autonoma, ogni terapia farmacologica ed ogni terapia di tipo manuale e/o complementare influisce sullo stato del corpo in ogni singolo momento.
Al di là del momento della seduta di terapia manuale, il nostro corpo continua ad adattarsi ai nuovi input ricevuti e questo spiega anche il perché le sedute vengano distanziate, per far sì che il corpo possa integrare i cambiamenti e riorganizzarsi, concetto questo tanto valido per i tempi d’azione di un farmaco, per il suo dosaggio e per gli intervalli di somministrazione, quanto per i tempi di elaborazione di input manipolativi, la quantità di input somministrati in una seduta e la distanza tra una seduta e l’altra.
Il nostro fisico ha dei tempi per reagire a tutto e se gli input sono troppi va in stress o, come si dice in ‘burnout’. In questa fase può reagire in maniera eccessiva a stimoli anche piccoli.
Si ha spesso l’idea che di fronte ad un problema posturale più si faccia meglio sia, e spesso ci si imbarca in programmi manipolativi, di palestra e, se qualcuno ce lo consiglia, in terapie alternative di altra natura. Non si tiene quasi mai a mente che ogni cambiamento debba essere integrato dal nostro corpo. Le informazioni date in sede di prima visita vanno quindi fornite in ogni seduta, anche per semplici controlli. Occorre comunicare se qualche giorno prima sono state effettuate altre terapie e quale tipo di terapie, è giusto chiedere ai vari terapisti se sia il caso o no di andare da un altro professionista ed eventualmente a che distanza dalla seduta appena conclusa.
Il percorso terapeutico è un percorso che non va lasciato intraprendere solo ai terapisti ma va intrapreso in collaborazione terapista e paziente, solo essendo al corrente di tutto il quadro si possono raggiungere i migliori obbiettivi.