Un danno muscolare può essere diretto o indiretto. Il danno diretto può essere il risultato di una contusione o una lacerazione. Il danno indiretto può essere il risultato di stiramenti di vari livelli di gravità. La lesione più leggera, di grado I, è data da contusione o lacerazione di poche fibre del muscolo. In questo caso si avrà minima perdita della funzione, leggero gonfiore e dolore, sensazione di rigidità muscolare al di sopra ed al di sotto della lesione. Quando il muscolo è rilassato nel momento in cui riceve un trauma diretto da contusione, il danno si verifica in profondità nel muscolo, essendo il tessuto schiacciato tra la forza applicata dall’esterno (per esempio una ginocchiata) e l’osso. Se il muscolo, invece, è contratto quando colpito, il danno è più superficiale perché la tensione muscolare assorbe ed attenua un po’ delle forze esterne. Un danno moderato, o di grado II prevede un coinvolgimento dei tessuti più importante e più perdita di funzione. Quando la lacerazione avviene attraverso tutto il muscolo si parla di grado III, o grave, e si associa con una totale perdita di funzione. Il grado IV, infine, si verifica quando avviene proprio la rottura del muscolo. Il travaso di sangue dai capillari rotti riempirà l’area circostante. Laddove la fascia, che ricopre il muscolo, rimane intatta, l’ematoma formato sarà contenuto (ematoma intramuscolare). Laddove, invece, si fosse verificata anche rottura della fascia (ematoma intermuscolare) il sangue uscirà dalla lacerazione e la pressione fasciale, in questo caso assente, non limiterà il sanguinamento. La perdita di sangue sarà maggiore e il travaso si porterà tra la fascia di due muscoli limitrofi nello spazio interfasciale per emergere più a valle (ed è questo il motivo per cui spesso lo strappo è più su di dove si vede l’ematoma), o si muoverà nello spazio interstiziale per essere riassorbito.
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