L’atto deglutitorio a livello laringeo si compone di due movimenti dell’epiglottide:
Il primo che porta l’epiglottide a trovarsi da una posizione di verticalità ad una trasversa. Questo movimento è creato dall’elevazione della laringe con avvicinamento tra osso ioide e cartilagine tiroide. Il movimento è passivo, indotto dai muscoli che elevano l’osso ioide.
Il secondo che riporta l’epiglottide dalla posizione trasversa a quella iniziale di verticalità (posizione di riposo), avviene nella seconda fase della deglutizione ed è verosimilmente correlato al muscolo tiroepiglottico.
La protezione della laringe durante la deglutizione è fondamentale per prevenire l’aspirazione.
L’ingresso del bolo nelle vie aeree durante la deglutizione è impedito da 3 differenti meccanismi:
l’otturazione della rima della glottide
la chiusura del vestibolo laringeo
il tilting dell’epiglottide verso il basso a coprire lo stretto laringeo
È proprio la terza componente, quella di ‘tilting’ ad essere attivata da una sequenza in due atti, in cui al momento del termine della preparazione orale del bolo la laringe si eleva, l’osso ioide si approssima alla mandibola e la distanza tra osso ioide e cartilagine tiroide si riduce.
In modo sincrono all’elevazione della laringe, l’epiglottide fa un tilt di circa 90° dalla sua posizione verticale di riposo portandosi in una posizione trasversa con il suo margine libero chiuso sulla parete faringea posteriore (questa fase corrisponde al primo movimento epiglottico).
Simultaneamente all’elevazione della laringe, il bolo entra in faringe dove inizia una contrazione peristaltica.
L’epiglottide a questo punto tilta ulteriormente verso il basso spiegando il suo margine libero nello stretto esofageo (questo è il secondo movimento epiglottico).
Durante quest’ultima fase l’epiglottide modifica la sua forma portandosi a concavità caudale con la sua superficie inferiore pressata contro la regione ariepiglottica.
L’epiglottide nello specifico è una cartilagine sospesa alle strutture adiacenti tramite elementi fibroelastici.
Il picciolo è attaccato tramite il legamento tiroepiglottico alla faccia posteriore superiore dell’istmo della cartilagine tiroide.
La faccia anteriore dell’epiglottide è connessa per mezzo del legamento ioepiglottico all’osso ioide.
Lateralmente è sospesa alla membrana quadrangolare. Il bordo superiore di questa membrana è il foglietto ariepiglottico. Il suo margine inferiore è composto dal legamento vestibolare, mentre il margine posteriore è la cartilagine aritenoide.
È questa sospensione dell’epiglottide fa sì che i movimenti della cartilagine tiroide e dell’osso ioide siano prontamente trasmessi all’epiglottide.
Inoltre, un cambiamento nella reciproca posizione di cartilagine tiroide e di osso ioide è necessariamente seguita da un cambiamento di tensione della cartilagine epiglottide e del suo sistema di sospensione, seguito a sua volta da un cambiamento di posizione. Un avvicinamento di queste due strutture l’una all’alta permette il tilt dell’epiglottide verso il basso in una posizione trasversa, mentre il loro successivo allontanamento riporta l’epiglottide nella sua posizione di riposo verticale.
Il primo movimento dell’epiglottide è passivo, indotto dai muscoli che elevano l’osso ioide, e che avvicinano la cartilagine tiroide all’osso ioide. Questi muscoli sono: stiloioideo, digastrico, miloioideo, genioioideo, tiroioideo. L’epiglottide è fissata bilateralmente dalle pliche faringoepiglottche e quando viene tiltata in posizione trasversa questa plica è il pivot di rotazione.
I tre muscoli, stilofaringeo, ariepiglottico e tiroepiglottico, si inseriscono sull’epiglottide in modo tale che la loro contrazione ne modifichi la posizione.
Il muscolo stilofaringeo emerge dal processo stiloideo e passa in direzione antero-inferiore al processo stesso, tra i costrittori faringei superiore e medio fino all’epiglottide ed alla cartilagine tiroide. Questo muscolo, a forma di ventaglio, si incrocia con il muscolo palatofaringeo.
Il muscolo ariepiglottico invece passa sotto la plica ariepiglottica tra la regione aritenoidea ed il margine laterale dell’epiglottide.
Il tiroepiglottico infine emerge dalla superficie posteriore della cartilagine tiroide in direzione posteriore. S’inserisce al margine laterale dell’epiglottide e del foglietto ariepiglottico.
Quando l’epiglottide, da un’elevazione della laringe e approssimazione della cartilagine tiroide all’osso ioide, ha raggiunto una posizione trasversa, la situazione cambia. I muscoli che si inseriscono sull’epiglottide verosimilmente responsabili del movimento successivo sono il muscolo ariepiglottico e il muscolo tiroepiglottico. Lo stilofaringeo può essere escluso perché per la sua posizione, può elevare l’epiglottide ma non può tirarla giù sulla regione aritenoidea. È verosimile invece che il muscolo ariepiglottico possa tirare l’epiglottide giù verso le regione aritenoidea, ma mai così in basso come nello stretto esofageo. È il muscolo tiroepiglottico che si inserisce sull’epiglottide che ha tuttavia un’altra azione sull’epiglottide quando è in posizione trasversa. Con l’epiglottide in quella posizione una sua contrazione ne tira la porzione libera giù verso la regione aritenoidea con il suo apice nello stretto esofageo. In tensione massimale viene poi modificata la posizione dell’epiglottide che da convessa inferiormente si fa convessa superiormente riportandola successivamente in verticalità. Con l’epiglottide in questa posizione una contrazione dell’ariepiglottico indurisce lo stretto laringeo.
Un’attenta valutazione osteopatica del distretto cranio - cervico - laringeo nello specifico è volta a monitorare lo stato biomieccanico-funzionale laringeo ed extra-laringeo al fine di poter identificare e correggere quelle strutture che potenzialmente creano alterazione della mobilità volontaria ed involontaria durante l’atto deglutitorio.
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