A. è un bambino di 12 anni che si è presentato in studio tre anni fa per un disturbo di astigmatismo, mandato sul suo oculista. Durante la valutazione mi sono accorta che aveva dei difetti di pronuncia, nello specifico non riusciva a pronunciare bene la lettera S, aveva quel difetto che viene comunemente chiamato sigmatismo o lisca. Lasciando a parte il problema di vista che abbiamo trattato, ho domandato alla mamma di A. da quando avesse riscontrato il difetto di pronuncia e cosa stesse facendo per risolverlo. Lei mi ha detto di essere già stata dalla pediatra che a sua volta l'ha inviata da una logopedista e da un foniatra. A. al tempo della visita nel mio studio aveva già seguito 2 cicli da 20 logoterapie senza alcun risultato, solo 'una pizza a dire tutte quelle parole'. L'unica soluzione che era stata in ultimo prospettata alla famiglia era stata l'applicazione di un apparecchio espansore del palato perché comunque A. aveva anche un problema di palato ogivale e 'forse il trattamento di questo avrebbe risolto anche altro'. Ho chiesto alla mamma di A. di provare a darmi fiducia e di rinviare almeno di un paio di mesi il nuovo incontro con il dentista. Abbiamo iniziato a lavorare con due sedute al mese su articolatori ed risuonatori con particolare attenzione alla sfera cranica in toto, in modo da creare un trattamento che aiutasse nello stesso tempo il disturbo visivo e quello fonatorio. Dopo 5 sedute A. ha risolto il suo disturbo e, giusto per completare il quadro, non porta nemmeno gli occhiali.
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