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Valentina Carlile Osteopata
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Immagine del redattoreValentina Carlile DO

OSTEOPATIA: QUALE APPROCCIO PER IL PAZIENTE?



Ogni Osteopata ha frequentato una scuola di Osteopatia, tempo pieno o tempo parziale a seconda del possesso o meno di un titolo sanitario pregresso, ma ognuna con un programma più o meno omologato alle altre. La maggior parte dei Professionisti si è poi dedicata alla formazione continuata, ognuno nel settore di proprio maggior interesse.

Si sente spesso dire che il tipo di approccio alla problematica del paziente non ha importanza se comunque quello che viene messo al centro è il paziente e se si ha la comprensione del dolore e della disfunzione e di come si possano influenzare questi problemi. Ma cosa significa tutto ciò?


Immaginando di essere un osservatore in una stanza piena di terapisti che trattano pazienti tutti con una stessa problematica potrebbe capitare di vedere centinaia di terapisti utilizzare diverse modalità e sottomodalità, e centinaia di pazienti con problemi al collo quasi identici.


Il vissuto clinico di ogni paziente e la modalità di approccio scelta dal terapista è il principale fattore di differenziazione delle azioni delle mani dei terapisti. In un certo modo esistono differenze tra i metodi di applicazione manuale, ma può il corpo essere così diverso?


La scienza ci insegna che ogni paziente è completamente diverso da un altro, sebbene tutti raccontino una storia di fattori causali, sia ambientali che tessuto-specifico. Su ognuno di essi viene eseguito un processo valutativo altamente unico, che mira ad individuare selettivamente il tessuto bersaglio, ed ognuno di questi richiede un approccio specifico.

La parte fondamentale è l’ascolto de paziente quando lo si interroga su elementi riguardanti il motivo del consulto e la storia clinica generale.

Questa fase riesce a determinare anche se il paziente abbia delle preferenze e/o delle prospettive terapeutiche particolari.


Una volta raccolti i dati, l’organizzazione professionale deve prevedere il sistema applicativo a cerchi sovrapposti delle EBP, in cui ognuno di questi cerchi rappresenta uno dei seguenti parametri:

1. Le prove effettivamente pubblicate (ciò che è presente in letteratura)

2. l'esperienza del medico nell’applicazione del lavoro derivato dalle prove

3. Le prospettive e le preferenze del paziente


A questo punto è possibile delineare quello che è il miglior approccio per ogni paziente.


Dei tre punti elencati il primo è sicuramente il più importante perché getta le basi per lavorare su qualcosa di scientificamente sperimentato e comprovato. L’esperienza è sicuramente un altro elemento fondamentale per validare o confutare quanto presente in letteratura e misurare quanto scritto sulle proprie capacità terapeutiche. In ultimo è importante, ma non meno importante degli altri punti, ascoltare ciò che i pazienti pensano del loro problema e di come li stiamo trattando. Essi sono partecipanti pienamente attivi dell’atto terapeutico.

La sensazione che stiamo creando con una determinata pressione è positiva? È utile? C'è qualcosa in quello che stiamo facendo che crea fastidio e potrebbe essere dannoso?


Che si sia Osteopati, Fisioterapisti o Logopedisti l’approccio presentato è quello che offre una prospettiva centrata sul paziente.

È importantissimo onorare il modello evidence-based rispettando però il ruolo attivo del paziente nel determinare la propria cura.


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