Quando definire una voce disfonica?
- Valentina Carlile DO
- 20 ore fa
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Partendo da un’affermazione di Moore secondo cui “è ovvio che non esiste un’unica forma di suono che possa essere definita una voce normale: ci sono voci di bambini, di ragazzi, di ragazze, di uomini, di donne, di anziani”. La soglia che separa una voce normale da una non normale è giudicata da ciascun osservatore, in base a fattori culturali, educativi, ambientali, di conoscenza vocale e simili, ma ovunque si collochi la separazione tra normale e patologico, è chiaro che ognuno ha acquisito le proprie idee su ciò che è normale e ciò che è patologico.
Per questi motivi, parlare con una voce normale significa parlare con caratteristiche quali:
timbro gradevole
tono appropriato
volume adeguato
corrette variazioni di tono e volume (che aiutano e migliorano l’espressione)
È questa flessibilità, insieme al ritmo (chiamato prosodia), che, oltre a conoscere la sonorità della voce stessa, ci permetterà di capire lo stato d’animo di una persona.
Si parla quindi di disturbo della voce, o di cosiddetta voce patologica o voce disfonica, quando questi aspetti: timbro, tono, intensità o flessibilità, non sono in accordo con quelli di altre persone dello stesso sesso, età e/o società.
Ad esempio, può trattarsi di un’altezza di tono inadeguata al sesso del parlante, di un’intensità eccessivamente alta o inferiore a quella richiesta, di un timbro sgradevole all’orecchio o dell’assenza di flessibilità tra altezza e intensità.
La voce disfonica sarebbe sinonimo di voce rauca, e a partire da lì si possono conferire diversi attributi in termini di qualità vocale: metallica, soffiata, monotona, rauca, gutturale, nasale, ecc. A seconda delle caratteristiche della voce.
Valentina Carlile - Osteopata esperta in Osteopatia applicata a disturbi di Voce e Linguaggio dal 2002. Per informazioni e prenotazioni visita la pagina Contatti
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