Ad un anno dall’inizio della Pandemia iniziano ad arrivare report sui “danni” da infiltrazione
infiammatoria e/o proteica della SARS-CoV-2 che paiono essere stati per lo più accompagnati a
fenomeni tromboembolici nella prima ondata, ad infarti intestinali nella seconda e polmonari e
pneumotorace nella terza.
Per chi si occupa di questi pazienti però non passa inosservata la presenza di diversi casi ormai
che manifestano lesioni tronco-encefaliche e nello specifico bulbari.
Anche a me in studio sono stati inviati per una presa in carico terapeutica integrata post-
ospedaliera, pazienti ex terapia intensiva COVID, (alcuni di questi avevano subito anche
tracheotomia) con deficit conclamati e documentati a carico di CN X, CN XI, CN XII, e
manifestazioni di raucedine e voce ariosa, disfagia e debolezza del palato molle, debolezza di
trapezio e SCOM, deviazione linguale.
I pazienti durante la terapia (integrata respiratoria, logopedica, osteopatica) sono migliorati
indirizzando quindi questi deficit al fatto che probabilmente non si tratta di un danno neurologico
motorio progressivo.
A livello scientifico non è ancora provato se questi deficit siano o meno direttamente (per causa
virale o immuno-mediata) effetti del SARS-CoV-2.
La paralisi bulbare potrebbe secondo alcuni studiosi anche essere una variante locale della
Sindrome Guillain-Barré associata al COVID.
La neuropatia potrebbe essere anche correlata alla posizione protratta e anormale di pronazione, da un malposizionamento o spostamento del tubo di ventilazione, da un eccessivo gonfiaggini della cuffia durante l’intubazione orotracheale o la tracheotomia.
Sicuramente questi, come altri elementi troveranno una più corretta analisi e spiegazione a
Pandemia terminata. Resta nel frattempo fondamentale lo scambio di informazioni tra clinici.
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